Credo che quasi tutti sappiano che il Palazzo del Podestà a Bologna si affaccia su Piazza Maggiore. Penso invece che pochi sappiano (io l’ho appreso da poco) che anni fa in quel prestigioso palazzo si disputò un Campionato Italiano di biliardo.

Pescando nella memoria dei giocatori di boccette
Credo che quasi tutti sappiano che il Palazzo del Podestà a Bologna si affaccia su Piazza Maggiore. Penso invece che pochi sappiano (io l’ho appreso da poco) che anni fa in quel prestigioso palazzo si disputò un Campionato Italiano di biliardo.
Posso sbagliare, ma credo che il gioco di soldi a biliardo sia morto più o meno assieme alla lira, scavallando il secolo. Ormai non mi risulta che esista più, comunque non certo ai livelli degli anni in cui, per alcuni giocatori, le gare nazionali erano un contorno. All’epoca quasi non si vedeva l’ora di perdere per essere poi liberi di chiudersi in un bar, di giorno ma soprattutto di notte, e misurarsi i muscoli con in palio cifre a volte esorbitanti, specie considerando anche le puntate degli spettatori.
Con la breve storia di oggi facciamo un salto indietro esattamente di 30 anni per testimoniare che a biliardo, a volte, si può giocare anche solo per passione e per beneficenza. In questo caso vogliamo ricordare una gara che fu organizzata per raccogliere fondi a favore di una bambina sfortunata. In quella occasione vennero raccolti oltre 10 milioni di lire.
Avevo annunciato che nel caso in cui avessi trovato una foto di Giancarlo Bondi avrei trasformato in articolo il commento che Alessandro La Sorella Biagi ha scritto sotto all’articolo che riguarda Davide Grandi. Una foto l’ho trovata e a dire il vero Bondi (quinto da destra coi baffi) non è l’unico campione presente. Se volete, aiutatemi a riconoscere gli altri. Francamente nel mio disordine non ricordo dove mi sono procurato questa foto e non so dirvi in quale occasione è stata scattata.
Forse fra tutti i grandissimi è uno dei meno noti lontano da Bologna, ma solo perché, a differenza di altri, nella sua carriera non ha disputato molte gare nazionali. Eppure Giancarlo Deri deve essere inserito nel ristretto novero dei fuoriclasse degli anni Settanta-Ottanta, quegli anni che, ormai l’avete capito, sono ancora nel mio cuore.
Un vincente se ce n’è stato uno. Io di Giorgio Piazzi ho questo ricordo personale. Lo chiamavano Il Professore, credo non solo perché sul biliardo avrebbe potuto insegnare tante cose un po’ a tutti, ma anche perché, se non sbaglio, nella vita insegnava davvero, mi pare applicazioni tecniche.
Ed eccomi qua a parlare ancora una volta del Celsi. La scusa sono le foto d’epoca che mi sono state fatte avere nei giorni scorsi, ma la realtà è che per me quella squadra è stata, per alcuni anni, un vero e proprio mito. Era la “Nazionale imolese”. Il sogno a cui ambivo con tutte le mie forze di giovane promettente biliardista e che, come ho già raccontato in uno dei primi articoli del blog, non si avverò solo per una sfortunata casualità.
Che ci volete fare, sono un vecchio nostalgico. Io quei venerdì sera di campionato, quelli di una volta che non finivano mai, perché le partite venivano riepilogate e accuratamente vivisezionate, dalla prima all’ultima palla, insomma quel modo lì di vivere il biliardo, lo conservo ancora nel cuore. E alcune volte in piena notte ci sono andato anch’io, al Bar Ronchini del Negro, in quel mitico posto dove vincenti e sconfitti delle varie squadre si ritrovavano come api attratte dal miele.
Se vi dico Samoggia e Lavino, molti di voi non hanno la minima idea di quale sia il tema che intendo affrontare, né di dove voglio arrivare. Eppure lì, tra quei due torrenti, c’è Anzola. Saranno 10-12mila abitanti in tutto, ma è il comune che per un certo periodo ha dominato la scena biliardistica bolognese nei campionati a squadre. E siccome dominare a Bologna negli anni Sessanta-Settanta significava essere ai vertici delle boccette in Italia, bene, adesso avete capito perché oggi sono partito da quei due piccoli corsi d’acqua. Leggi tutto “Quando la Coop Anzola dominava”
Oggi facciamo una puntatina in Liguria, in quella terra dove la scuola delle boccette, negli anni Sessanta-Settanta, rivaleggiava alla pari con la mitica Bologna. Una veloce puntata che ci permette anche di raccontare una storia piuttosto particolare, forse unica, quella della famiglia Binot.